Il Consiglio d’Europa ha votato quasi all’unanimità un emendamento con cui si manifestava la contrarietà
all’uso dei certificati di vaccinazione come passaporti; ricordando che “nessuno sarà discriminato se non si è vaccinato, né sul luogo di lavoro, né per quanto riguarda viaggi o tempo libero”

L’AIFA ha ribadto che “fintanto che il vaccino non sarà sostenuto da un grado di certezza scientifica pari o prossimo a uno, dunque fin quando non si avrà medicalmente la sicurezza della sua capacità immunizzante, almeno per il vaccinato, l’obbligo di un patentino o certificato vaccinale non può legittimamente intervenire”.

un eventuale passaporto/patentino vaccinale causerebbe inevitabilmente compressioni illegittime di libertà costituzionali e violerebbe numerose norme anche a livello europeo, come ad esempio il divieto di discriminazione (art. 14 Convenzione europea), la limitazione della libertà di circolazione e movimento (art. 16 Costituzione), la libertà di scelta e di pensiero (art. 21 Costituzione), il diritto alla salute (art.32 della Costituzione) il diritto alla privacy nonché la parità di trattamento (art. 3 Costituzione);

In assenza di una norma nazionale che disponga circa la eventuale validità del patentino vaccinale, qualsiasi atto amministrativo o normativo che preveda l’utilizzo di app o certificati destinati a distinguere
i cittadini vaccinati dai cittadini non vaccinati è da considerarsi illegittimo.

TUTTO CIO’ PREMESSO E CONSIDERATO
si interroga il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e l’Assessore della sanità e integrazione
socio-sanitaria della Regione Lazio Alessio D’Amato, per sapere:

se conferma la semplice facoltà e non obbligatorietà dell’eventuale possesso del patentino/certificato vaccinale e l’assenza di norme regionali vincolanti circa restrizioni di libertà dei soggetti non in possesso di certificazione vaccinale

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