L’Ospedale Complesso Integrato Columbus (C.I.C.) di Roma, è una casa di Cura in gestione al Policlinico Universitario Agostino Gemelli. Sia il Gemelli che il Columbus sono strutture private accreditate, ossia ricevono finanziamenti pubblici regionali per le prestazioni erogate.  

Il Columbus ha dichiarato fallimento, ed ora è in gestione straordinaria giudiziaria: la vertenza fallimentare della casa di cura Columbus è iniziata cinque anni fa e per i lavoratori ha rappresentato un vero e proprio calvario tra fallimento, gestione straordinaria giudiziaria, proposte d’acquisto al ribasso effettuate dal policlinico Gemelli rifiutate, aste andate deserte e un affitto del ramo d’azienda prorogato proprio sullo scadere (dal 30 marzo 2022 fino a giugno 2022) per “evitare un pericoloso terremoto all’interno del sistema sanitario regionale”.

Grazie al cielo però con l’ordinanza del 5 marzo 2020 il presidente della Regione Lazio ha autorizzato la casa di cura privata Columbus a divenire il secondo hub regionale dopo lo Spallanzani per le terapie intensive del Coronavirus. Perché c’era un gran bel reparto di terapia intensiva? NO, NON ESISTEVA: LO ABBIAMO ALLESTITO E PAGATO DA ZERO.

La casa di cura privata fallita, con debiti e insolvenze, viene salvata dalla Regione Lazio, trasformandola in centro covid e facendo arrivare una pioggia di soldi pubblici. 

Le spese per l’allestimento del reparto di terapia intensiva, sono a carico dei fondi pubblici regionali, cosi’ come l’acquisto delle costosissime attrezzature, con il contributo straordinario dell’Eni. 

Per capire quanto costa la postazione complessiva queste sono le varie voci di spesa: 

•letto, con un costo tra i 10 e i 15.000 euro; 

•ventilatore ha un costo variabile tra i 10.000 e i 25.000 euro, in base ai modelli e alle caratteristiche più o meno avanzate; 

•monitor per il controllo dei parametri del paziente – tra i 10.000 e i 20.000 euro •serie di pensili mobili – 10.000; 

•pompe di infusione ciascuna attorno ai 2000 euro, almeno 5 per letto: 10.000 euro; 

•Apparecchiature condivise tra tutti i pazienti (ecografo, broncoscopio, emodinamica avanzata, macchina per emofiltrazione) almeno altri 10.000 euro per ogni letto. 

Sommando i costi settoriali si può arrivare ad un costo fisso per il letto attorno ai 80.000-100.000 euro. A cui occorre poi sommare i costi del personale e delle terapie.

Il marcio non finisce certo qui. Ci sono ancora domande e domande da porsi:

  • Perché è stato scelto proprio il Columbus, ospedale privato non idoneo per i costi necessari all’allestimento da zero del reparto di terapia intensiva?
  • Esiste al Columbus la tendenza a riempire il più possibile i posti letto o anche solo a prolungare la degenza per ottenere gli alti rimborsi regionali, il cosiddetto “business covid?
  • Visto che la Regione Lazio vanta un debito verso il Gemelli, ospedale che ottiene uno dei più alti rimborsi regionali per le prestazioni erogate grazie al suo accreditamento con il SSR, ed è interessato all’acquisto del Columbus per 18 milioni di euro, sottocosto, sorge legittimamente il dubbio che la Regione Lazio abbia potuto favorire strumentalmente la ristrutturazione del Columbus, con soldi pubblici e sfruttando emergenza covid, per compensare il debito verso il Gemelli, favorendo un acquisto privato.

Presento un’interrogazione, per capire se  l’operazione di salvataggio del debito della clinica in fallimento Columbus di Roma durante l’emergenza Covid sia legittima. 

LEGGI L’INTERROGAZIONE

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